Giovedì 22/maggio: Partiamo di prima mattina, il traffico è abbastanza scorrevole e poco dopo mezzogiorno abbiamo già passato Milano; Un pasto veloce appena usciti dall’autostrada e poco dopo le 13 siamo all’aeroporto di Malpensa, dove parcheggiamo direttamente al P2 coperto del Terminal-1. Il check-in ha appena aperto, imbarchiamo i bagagli, passiamo rapidamente i controlli di sicurezza e ci portiamo al gate di imbarco. Verso le 15:30 si inizia a salire a bordo, l'aereo è abbastanza pieno e parte puntuale poco dopo le 16; quattro ore di volo in alcune zone un po' traballante e per le 22:00 ora locale (due ore indietro rispetto all’Italia) atterriamo all’aeroporto internazionale di YEREVAN. I controlli di ingresso sono molto veloci, preleviamo un po' di valuta locale, acquistiamo una SIM armena per avere Internet ovunque (il roaming non è per nulla conveniente), ritiriamo velocemente la macchina di cui abbiamo anche un upgrade gratuito e poco dopo mezzanotte siamo all’albergo in leggera periferia della capitale.

Venerdì 23/maggio: Riusciamo a partire solo verso le 9:30, dopo una abbondante colazione; il traffico cittadino è piuttosto intasato, e ci mettiamo un sacco di tempo per riuscire ad allontanarci dalla capitale. Ci muoviamo in direzione Sud, sempre con il monte Ararat ben nitido sullo sfondo; deviamo per KHOR-VIRAP e da qui la vista sul sacro monte è ancora più spettacolare. Per quanto sia geograficamente in Turchia, dall’alto dei suoi circa 5,100 metri, domina la piana sottostante ed è visibile a decine di km di distanza. Ripresa la strada principale, proseguiamo fino ad ARENI, zona nella quale si produce la maggior parte dei vini armeni; un pasto veloce in una “taverna” che corrisponde più o meno ad una nostra trattoria, poi proseguiamo per NORAVANK, ma il monastero del 13° secolo è inavvicinabile, con lunghe code di macchine in attesa e l’afflusso regolamentato dalla polizia a grande distanza dal sito. Impossibilitati anche a trovare un qualche parcheggio al di fuori dell’area critica, ci accontentiamo di qualche foto dal basso e poi riprendiamo il percorso. La deviazione alla CASCATA DI SHAKI non vale il tempo speso, sia per la strada piuttosto dissestata, sia per il sentiero di accesso non propriamente in buone condizioni. A Sissian, malamente indicato dal navigatore, solo per caso troviamo il sito megalitico di ZORATS KARER, un sito archeologico preistorico chiamato la “Stonehenge armena”. In poco meno di un’ora siamo infine a GORIS, nostra tappa di oggi.

Sabato 24/maggio: La prima escursione di oggi è verso il villaggio di KHNDZORESK, a poco più di un quarto d'ora dalla città; arriviamo fino al villaggio nuovo e troviamo un tranquillo paese di periferia, arroccato sul fianco della collina. Da lì una strada abbastanza dissestata porta al vecchio villaggio, abbandonato alla fine degli anni ’50 e collegato al nuovo da un ardito ponte sospeso. Ma la strada per arrivarci è troppo dissestata, lunga alcuni km e di cui non si vede la fine e dopo un quarto d'ora di sballottamenti decidiamo di averne abbastanza; ci fermiamo a fare quattro foto da lontano e poi ritorniamo sui nostri passi. Ripassiamo Goris e ci portiamo verso il monastero di TATEV. L’accesso più veloce sarebbe attraverso la funivia chiamate “le ali di Tatev” (Wings of Tatev), inaugurata nel 2010; con i suoi quasi 6 km di lunghezza è oggi la più lunga al mondo ed in circa 11 minuti supera il profondo canyon, arrivando a trovarsi ad un’altezza massima di 320 metri dal suolo. Noi preferiamo andarci per strada, molto ben asfaltata, che in circa 15 km scende giù fino ad attraversare il fiume Vorotan sul cosiddetto ponte del Diavolo, e poi risale sul versante opposto fino al monastero a circa 1500 metri di quota. Il monastero è un gioiello dell’architettura medievale armena, risalente al 9°- 13° secolo; fu anche una delle prime università medievali europee. Ed infine ritorniamo a Goris, nostra tappa anche per oggi.

Domenica 25/maggio: Ci aspetta una tappa abbastanza lunga, ma le colazioni iniziano solo alle 9, e riusciamo a partire solo verso le 10; questo ci costringe a saltare il monastero di Yeghegis e puntiamo dritti alla tappa successiva. La strada è lunga e si snoda sempre a quote considerevoli, tra i 1500 ed i 2000 metri; il paesaggio è abbastanza brullo, senza vegetazione e senza particolari segni di vita, salvo qualche minuscolo villaggio. Non c'è traccia neppure di coltivazioni o allevamenti, solo tracce di attività mineraria o estrattiva forse ormai abbandonate. Dopo il villaggio di Aghnjadzor la strada inizia a salire considerevolmente con ampi tornanti e poco prima del passo si incontra il CARAVANSERRAGLIO DI ORBELIAN. Risalente alla prima metà del 1300, era un punto di tappa per le carovane che percorrevano la via della seta; nell'ampia sala interna trovavano alloggio sia gli animali che. i carovanieri. Arrivati al passo a circa 2500 m di quota, la strada prosegue per diversi chilometri mantenendosi sempre sulla sommità dell'altopiano e poi inizia a scendere abbastanza rapidamente verso Martuni, su lago di Sevan; Nonostante sembri una località turistica, fatichiamo abbastanza a trovare un locale dove pranzare ed alla fine non capitiamo bene; il cibo era discreto, ma i tempi di attesa enormemente lunghi ed alla fine la furbizia del conto finale è stata la ciliegina sulla torta. Pazienza, in altri posti abbiamo trovato gente più corretta. Ci vuole poi un'altra mezz'ora per arrivare al CIMITERO DI NORADUZ, un’area importante che ospita centinaia di pietre tombali, i caratteristici 'khatchkar', a forma di croce scolpita con decorazioni, datate dal Medio Evo ai giorni nostri. Passiamo SEVAN, la “capitale” del lago omonimo, chiamato anche la "Perla Blu" di Armenia; situato a 2000 m sul livello del mare, è il secondo più grande lago d'acqua dolce del mondo. Tentiamo la visita al Monastero di Sevanavank, un complesso monastico del secolo sulla penisola di Sevan, ma oggi è domenica e c'è una imponente presenza turistica che occupa ogni possibile parcheggio nell'arco di qualche chilometro. E quindi ci portiamo direttamente a DILIJAN, nostra tappa finale per oggi.

Lunedì 26/maggio: In pochi km arriviamo in città, chiamata anche la Svizzera dell'Armenia; la “vecchia Dilijan” è un’ottima zona per passeggiare fra tipiche case e balconi intarsiati in legno, risalenti al secolo scorso. Ci portiamo poi al MONASTERO DI HAGHARTSIN risalente al 13° secolo, nascosto tra fitti boschi di querce; questo complesso monastico comprende tre chiese, due gavits (sagre), un refettorio, un gruppo di cappelle e diversi khachk. Ritorniamo verso sud, passiamo Vanadzor e proseguiamo verso nord, sulla strada che porta in Georgia; Passiamo ALAVERDI, importante centro di estrazione del rame fino dalla fine del 1700, quando fu annessa all’impero russo; oggi le miniere sono state privatizzate e sono tuttora la principale fonte di occupazione della città. Proseguiamo fino al villaggio di HABHBAT, con il suo complesso monastico risalente al 10° secolo, oggi patrimonio dell'umanità dell'UNESCO; il monastero è ampio, vasto, ma appare abbastanza trascurato, pur essendo visitato da svariati gruppi di turisti. Ritorniamo fino ad Alaverdi e deviamo per SANAHIN, dove si trova un altro complesso monastico del 10° secolo, sempre patrimonio UNESCO, ma questo molto meglio tenuto e meno invaso dal turismo. Ci spingiamo quindi fino a ODZUN, a poco più di 1000 m di quota, con la sua bellissima Chiesa risalente al 5°-6° secolo. E terminiamo la giornata a Dzoraghet, un piccolo villaggio di poche centinaia di persone, ma dotato di un bellissimo hotel in stile armeno, tutto in pietra, affacciato sul fiume.

Martedì 27/maggio: Partiamo con calma e scendiamo lungo la stretta valle del fiume Pambak; raggiungiamo VANADZOR, capoluogo di oltre 80,000 abitanti e facciamo una rapida puntata in città. Decidiamo di proseguire e tenerci il tempo per vedere la prossima meta; intorno alle 12 arriviamo a GYUMRI, bella città di quasi 150,000 abitanti. Fu fondata da colonizzatori greci intono al 400 a.C.; divenne poi fortezza russa nel 1837, quando lo zar Nicola 1° la ribattezzò Alessandropoli in onore della moglie. Nel 1988 la città – che era allora la più industrializzata del paese – fu colpita da un violento terremoto che causò tra 25,000 e 50,000 morti ed ingenti danni e costrinse la popolazione a vivere nei container per diversi anni. Oggi è la seconda città per dimensione, molto vivace ma per nulla caotica, quasi non si vedono più i danni del terremoto e possiede un bellissimo centro. Muovendoci a piedi dall'albergo in pieno centro, dopo un ottimo spuntino ci portiamo fino al museo dell’Architettura Nazionale con i suoi balconi in legno splendidamente intarsiati. Proseguiamo poi con una passeggiata tra le bancarelle del mercato all’aperto, che vendono sia alimentari di tutti i generi, sia vestiti, telefonini e piccoli elettrodomestici. Sul lato Sud della piazza Vardanants Hraparak si trova la cattedrale di Surp Amenaprkich, costruita nella seconda metà del 1800 in stile art nouveau e recentemente restaurata; all’altro lato della piazza si trova la chiesa di Surp Astvatsatsin con dipinti e sculture interessanti. Poco lontano è da non perdere il museo delle Sorelle Aslamazyan, le due più brave artiste dell’URSS. Nate all’inizio del 1900, ebbero la fortuna di poter viaggiare ed i loro dipinti rappresentano scene e persone incontrate in quelle occasioni; Marian, la più vecchia, per una certa somiglianza fisica, è soprannominata “la Frida Khalo armena”. E proprio qui a Gyumri termina la nostra tappa odierna.

Mercoledì 28/maggio: Prima di allontanarci dalla città facciamo un paio di foto al monumento dedicato al cantante Charles Aznavour, nato nel 1924 a Parigi da genitori armeni. Imbocchiamo poi la superstrada M1 in direzione Sud e la lasciamo ad Agarak, dove prendiamo la H20, che si innalza fino ai quasi 2200 m della FORTEZZA DI AMBER; risale al 10° secolo ed i suoi ruderi sono abbastanza danneggiati e degradati. C'è un cantiere di restauro ma fermo non si sa da quando; l’’accesso ai ruderi è sconsigliato (e forse proprio vietato) ma si possono fare delle belle fotografie da una piazzola vicino al parcheggio. Viene però da chiedersi se valga la deviazione, che richiede circa 40 minuti su una strada pesantemente dissestata che mette a rischio pneumatici e sospensioni. Riscendiamo per alcuni km, poi deviamo verso Est e ci vuole quasi un’ora per raggiungere il MONASTERO DI SAGHMOSAVANK; si tratta di un complesso monastico risalente al 13° secolo, situato in cima alla ripida gola scavata dal fiume Kasagh e molto frequentato dai fedeli locali. Da qui arriviamo rapidamente al MONASTERO DI HOVHANNAVANK, un altro monastero medievale meno ampio del precedente e meno frequentato. Avvicinandoci alla capitale, nella città di Ashtarak, facciamo una deviazione per la KARMRAVOR CHURCH, una piccola chiesa risalente al secolo. Ed infine ritorniamo a Yerevan, nostra tappa per oggi e per i prossimi due giorni.

Giovedì 29/maggio: Il traffico intorno alla città è intensissimo a qualunque ora del giorno e ci mettiamo quasi un'ora per arrivare ad ECHMIADZIN, ad Ovest della capitale, centro spirituale e amministrativo della chiesa Apostolica armena e residenza del Supremo Patriarca; la sua cattedrale è stata costruita tra il 301 e il 303 d.C. ed è considerata “la Vaticano armena”. Prima chiesa cristiana di stato al mondo, la cattedrale vanta uno stile architettonico unico e affreschi che sono stati elaborati durante secoli da una generazione di pittori appartenenti a una stessa dinastia; la leggenda narra che fu qui che Gesù Cristo scese dal cielo per mostrare dove voleva che fosse costruita una chiesa. A pochi km di distanza si trovano i resti della cattedrale di ZVARTNOTS, uno dei capolavori più originali dell'architettura armena del secolo. Attraversiamo nuovamente la periferia di Yerevan e ci portiamo ad Est, su una strada pesantemente dissestata, fino al monastero semi rupestre di GEGHARD, risalente al secolo; contiene alcune tombe, molte delle quali incise nella roccia, che illustrano l'apice dell'architettura medievale armena. Il complesso di edifici è inserito in un paesaggio di grande bellezza naturale, circondato da alte rocce all'ingresso della Valle di Azat. Una decina di chilometri ci separa dalla città di GARNI con il suo tempio pagano ellenistico del primo secolo; è l'unico sopravvissuto dopo la cristianizzazione dell'Armenia. Il posto è particolarmente famoso per i suoi paesaggi e la straordinaria vista che si apre sulla gola e sulle montagne circostanti. Il ritorno avviene sulla stessa strada dissestata dell’andata, con una deviazione ancora più sconnessa. E per finire la giornata, appena entrati in città, una delle mille buche dell’asfalto ci regala la distruzione della gomma anteriore; tanto disagio, un paio d’ore di sbattimento, ma nessun costo e ritorniamo come nuovi, grazie all’efficientissimo noleggiatore.

Venerdì 30/maggio: Con i lunghi tempi consentiti dal pesantissimo traffico, impieghiamo quasi mezz'ora per arrivare alla Cascade, una lunga scalinata di travertino che conduce ad un museo a cielo aperto, con le statue di Botero e di altri famosi artisti locali e stranieri. Non molto lontano si trova il Matenadaran, che significa "deposito libri", un eccezionale istituto di ricerca scientifica dei manoscritti antichi, dove vengono conservati e restaurati. Ci spostiamo poi alla casa-Museo di Sergei Parajanov, il regista e artista armeno-sovietico, uno dei musei più famosi di Yerevan; rappresenta il variegato patrimonio artistico e letterario del regista. Ci spostiamo poi in centro, e troviamo quello che ci sembra un ottimo parcheggio; mangiamo un rapido spuntino e poi ci portiamo in piazza della Repubblica, uno dei più luoghi più incredibili e famosi della capitale. Da lì non ci vuole molto a piedi per portarsi al mercato Vernissage, dove lunghe file di bancarelle vendono sia prodotti artigianali abbastanza, o almeno apparentemente, genuini, sia brutte schifezze di dubbia provenienza. Ritorniamo al parcheggio ed abbiamo l'amara sorpresa di non ritrovare più la macchina; indaghiamo con il noleggiatore e scopriamo che era stata parcheggiata in divieto NON segnalato e quindi prelevata dalla polizia e portata al loro deposito. L'operazione ci costa abbastanza poco in termini economici, ovvero poco più di 30 €, ma comunque due ore di ansia, agitazione e sbattimento.

Sabato 31/maggio: Ci muoviamo con calma e poco prima delle 12 lasciamo l'albergo e ci portiamo al Memoriale e Museo del genocidio Armeno. Sulla sommità della collina si trova il monumento eretto a memoria delle deportazioni ed eliminazioni del popolo armeno da parte dell’impero ottomano tra il 1915 ed il 1923, che causò circa 3 milioni di morti; il monumento è composto da una alta stele e da dodici lastre inclinate attorno ad una fiamma eterna in ricordo delle vittime. Poi, al piano interrato, si trova ampia documentazione fotografica dei tragici fatti ed esposizione di documenti storici che riportano alleanze, connivenze e contrasto all’olocausto. Cerchiamo poi qualcosa da mangiare lungo strada, ma non riusciamo a trovare nulla che ci convinca e quindi ci portiamo direttamente in aeroporto. Consegniamo la macchina, facciamo tutti i controlli del caso e poi mangiamo finalmente un boccone in attesa che aprano i check-in; facciamo anche tempo a mangiare qualcosa per cena, dato che ci accetteranno i bagagli solo dopo le 20. Ci imbarchiamo verso le 23 e partiamo con un leggero ritardo; il volo è tranquillo, senza turbolenze e per le 01:30 ora italiana l’aereo mette le ruote sulla pista di Malpensa. Il controllo passaporti è abbastanza rapido (almeno per noi cittadini Europei), poi ritiriamo i bagagli, passiamo a riprenderci la macchina e verso le 2 arriviamo all’hotel poco lontano dall’aeroporto.

Domenica 01/giugno: Facciamo colazione e verso le 10 siamo già in viaggio; c’è parecchio traffico, intorno al lago di Garda procediamo incolonnati ed arriviamo a casa poco dopo le 13.

 

NOTA: foto e diario completo saranno pubblicati al rientro – restate in contatto.